Nella prefazione a questo libro, Giacomo Poretti sostiene che ai tempi dei nostri antenati si sapeva già molto
del nostro degrado fisico e mentale. Gli australopitechi «intorno ai 20 anni facevano le gare con i giaguari, e
spesso li battevano, arrivati ai 40 dopo 200 metri di corsa si fermavano per una birretta, a 60 anni, se ci
arrivavi, ringraziavi il dio del sole e al massimo giocavi a scopone, te ne stavi rintanato nella tua bella grotta
perchè se per caso incontravi un giaguaro non riuscivi a fare 3 passi di corsa e finivi sbranato. L’uomo
primitivo era ignorante e tirava su con il naso, ma era saggio, sapeva come godersi l’ultimo tratto di vita
senza traumi e pericoli. »
Oggi invece pare che questa consapevolezza sia andata persa. Si gareggia per il primato personale, per
battere gli amici, per migliorarsi ad ogni costo. Si gareggia contro il tempo, ma sfidare il tempo che passa ha
davvero senso?
EÌ€ una sfida persa in partenza per Giovanni Storti e Franz Rossi, la coppia di corridori scrittori che abbiamo
imparato ad apprezzare con Corro perchè mia mamma mi picchia.
Gli anni passano per tutti: c’è chi se ne accorge vedendo il figlio cresciuto o i capelli incanutiti, e c’è chi li
misura osservando i chilometri percorsi o la velocità raggiunta in gara. Ma la verità è che l’età non è nemica
della corsa, basta saperla prendere con saggezza ed equilibrio. In un libro ricco di aneddoti personali e di
avventure in giro per il mondo, Giovanni e Franz ci dimostrano che anche se il corpo invecchia non si può
dire altrettanto dello spirito. Quello che si impara percorrendo di corsa chilometri lungo strade e sentieri è un
vero e proprio stile di vita, in grado di migliorare la qualità della nostra esistenza.
Dalla vetta del Kilimangiaro alla Grande Muraglia cinese, dalle corsette sotto casa alle maratone nel deserto,
continua il viaggio di questi «assaggiatori di corse », come ebbero modo di definirsi, con un obiettivo preciso,
dimostrare come spesso la ricerca del proprio record personale puoÌ€ avere come effetto collaterale la felicità .
Un libro imperdibile per chi corre e per quelli che non capiscono perchè, pur passati i sessanta, si continui a
correre.
«E poi, » ricorda Giovanni «se ho iniziato a correre io a cinquant’anni, possono farlo tutti! » Â