Tel chi el telùn

  • Tel chi el telùn

    Tel chi el telùn

    regia di Arturo Brachetti
    ideato e scritto da Aldo Giovanni e Giacomo e Massimo Venier
    con la collaborazione di Gino&Michele

    con Marina Massironi
    e con la partecipazione di Antonio Cornacchione e dei The Good Fellas

    scene e costumi di Elisabetta Gabbioneta

    luci e fotografia di Raffaele Perin

    una produzione A.Gi.Di a cura di Giuseppe Viggiano

"Aldo, Giovanni e Giacomo, dopo i loro successi televisivi e cinematografici, sono ormai una garanzia, contesi come testimonial da sindaci e assessori. Il loro nome in cartellone è una garanzia sufficiente per lanciare una nuova mega-struttura, un tendone da 2000 posti vicino alla stazione Garibaldi. è lì che ha debuttato il loro nuovo spettacolo, Tel chi el telùn.  

Fare uno spettacolo comico in un tendone non è un'idea nuova, neppure per AG&G, che qualche anno fa avevano preso parte all'avventura del Circo di Paolo Rossi. Ora il progetto sembra aver preso una forma finanziariamente più equilibrata. Anche perchè il trio, anche in questa occasione, si muove con agilità  tra i vari media.  

Il prologo di questo spettacolo teatrale è una gag cinematografica, che racconta uno scombiccherato avvicinamento al tendone; nel corso della serata, poi, il video viene utilizzato in diverse occasioni: per seguire l'azione in quinta, oppure per duplicare quello che avviene sui due palcoscenici principali, quello dove agiscono gli attori e quello dov'è sistemata l'orchestra (nell'estate del mambo, AG&G hanno scelto lo swing dei Good Fellas); e infine perchè lo spettacolo — con l'inserimento di vari ospiti nelle diverse serate — avrebbe già  una destinazione televisiva ed è stato oggetto di una contesa tra Mediaset e Raidue — con il rischio che alla fine, a furia di veti incrociati, finisca da qualche altra parte.

Tuttavia, pur tenendo presente l'abilità  nel proiettarsi sul piccolo e sul grande schermo, va detto che la comicità  di Aldo Giovanni e Giacomo ha una matrice prettamente teatrale: a cominciare dall'enfasi sul mimo e sul controllo gestuale che si è andato via via affinando, soprattutto nell'irresistibile; e poi nella struttura a gag, a numeri chiusi, che ricorda il varietà  e l'avanspettacolo. Anche i rapporti interni tra i personaggi richiamano il numero dei clown, con lo scontro tra l'impacciato (in genere Aldo) e il cattivo (questa volta in genere Giacomo, con Giovanni spesso a mediare, e altrettanto spesso a cambiare gli equilibri). Ma la cattiveria esplode davvero quando il trio trova un "esterno" da malmenare — nella serata del debutto il ruolo è stato volonterosamente assunto da Antonio Cornacchione: è in queste occasioni che i tre brutti, cattivi e simpatici attori riescono a dare il meglio di sè, con ritmi e tempi assai efficaci. Non c'è dubbio che queste gag collettive, dopo ondate di comici monologanti, abbiano avuto un effetto di gradevole novità , contribuendo al successo del trio.

Al mondo dell'avanspettacolo rimandano anche l'assoluto disimpegno dei testi e delle situazioni, e il punto di partenza per le invenzioni comiche (oltre agli autori Aldo, Giovanni e Giacomo e Massimo Venier, figurano tra i collaboratori gli immancabili Gino & Michele per i testi e Arturo Brachetti per la regia, e i trucchi da illusionista) è spesso la parodia: vengono presi di mira i kolossal mitologici (nella prima irresistibile scenetta), i telefilm polizieschi (ma trasferiti in Brianza con i Busto Garolfo Cops, un altro cavallo di battaglia), i serial di ambiente medico tipo E.R., la moda new age. Insomma, un orizzonte televisivo e sociologico sbeffeggiato con leggerezza, ritrovando la struttura delle vecchie barzellette sceneggiate.

Mentre negli intermezzi la vamp Marina Massironi si diverte a canticchiare le più viete barzellette su Pierino e sui Carabinieri. Ma il finale è, ancora una volta, un irresistibile numero tutto teatrale, giocato sulla mimica: la noia e l'irritazione dei tre maschi di fronte alle letture poetiche dell'ispirata Massironi."

copyright Oliviero Ponte di Pino

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