Fare un'anima

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    Fare un'anima

    AGIDI presenta


    GIACOMO PORETTI in

    FARE UN’ANIMA


    di GIACOMO PORETTI

    con la collaborazione di LUCA DONINELLI


    musiche originali di FERDINANDO BAROFFIO

    scene di ILARIA ARIEMME  


    regia di ANDREA CHIODI

    Crediti

Questo monologo, scritto e interpretato  da Giacomo Poretti, raccoglie divagazioni e provocazioni su un organo che i  moderni manuali di anatomia non contemplano ma di cui da  millenni gli uomini di  ogni latitudine hanno parlato:  quando si sviluppa l’anima in un essere  vivente? Esiste realmente o è solo una chimera, un desiderio? Oppure è così  infinitesimale che non la si vede nemmeno con il più grande  scompositore di  particelle? E alla fine, anche se la scovassimo, l'anima a che serve? Cosa ce  ne facciamo? O meglio, cosa vorrebbe farne lei di noi?


“Il progetto di questo monologo - spiega  Giacomo - mi frulla in testa da quando è nato mio figlio Emanuele. In  quell’occasione venne a trovarci in ospedale un anziano sacerdote che  mia  moglie ed io conoscevamo bene. Si complimentò con noi e ci disse: bene, avete  fatto un corpo, ora dovete fare l’anima. Questa frase mi è rimasta dentro per  molto tempo, si è  sedimentata finchè non mi sono deciso ad affrontare la  questione, un compito certo non facile.

Per affrontarla ho usato il linguaggio  dell’umorismo e dell’ironia e mi sono posto un sacco di domande.  Come nasce  l’anima? Spunta coi dentini da latte? O dopo? Quanto incide una corretta alimentazione  a  farla crescere? E, nel caso, sarebbe meglio una dieta iperproteica o senza  glutine, oppure povera di sodio? Ma l’anima esiste davvero o è una nostra  invenzione? E ancora:  è una parola da mandare in pensione  o i tempi  complicati che stiamo attraversando la rendono più che mai ineludibile?  Fermo restando che ognuno può declinarla dandole il significato che meglio crede:  impegno, senso morale, militanza civile o  altro.

Anima  è una parola che rischia l’estinzione, a  fianco dei vocaboli moderni, più chiassosi e sguaiati. E' una parola strana,  misteriosa e sconosciuta, ma dal suono gentile e impalpabile, leggera come un  soffio, costretta alla solitudine, un po’ come i bambini che non sanno giocare  a calcio e per questo sono destinati a restare seduti sul bordo del campo a  vedere gli altri rincorrersi e divertirsi".

"E poi - prosegue Giacomo - a  pensarci bene a cosa serve un’anima? Nessuno ti chiede di esibirla: quando ti  fermano i carabinieri si accontentano di patente e libretto, se fai acquisti  su  internet bastano carta di credito e mail. L’anima sembra la cosa più  antimoderna che possa esistere, più antica del treno a vapore, più vecchia del  televisore a tubo catodico, più  demodè delle pattine da mettere in un salotto  con la cera al pavimento; lontana come una foto in bianco e nero, bizzarra come  un ventaglio, eccentrica come uno smoking e inutile  come un papillon.

A un certo punto rischia di farti  tenerezza quella parola lì.

Forse una parola per stare in vita deve  essere frequentata, deve essere scritta, deve essere detta; le parole sono come  le persone hanno bisogno di cure, di qualcuno che le vada a  trovare, le parole  devono stare in compagnia, se non si parlano le parole vengono dimenticate e  scompaiono.

Certe parole rischiano di finire la loro  esistenza sui dizionari, che talvolta sembrano i cimiteri delle parole”.


Lo spettacolo prende l’avvio da un  inciampo, da una scivolata, da una parola inattesa che si mette in casa propria  come uno straniero inaspettato e indesiderato.

Le parole sanno essere più minacciose  degli uomini e con la sua caparbietà  quella parola, anima, costringe ad  occuparsi di tutte le parole della modernità . Anima è una parolina  esangue,  malvestita e malnutrita, eppure è gelosa e innamorata: innamorata di noi e  della vita, e come ogni amante ci vuole solo per sè.

Rassegna stampa Fare un'anima

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