Custode fedele dei propri ricordi, Giacomo Poretti ce li porge con la delicatezza di chi sa di maneggiare qualcosa di fragile e unico, con il candore di uno sguardo infantile acuto ma privo di malizia.
Alto come un vaso di gerani
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Alto come un vaso di gerani
Cast e Crediti Alto come un vaso di gerani
GIACOMO PORETTI
ALTO COME UN VASO DI GERANI
Mondadori Editore
Con Aldo e Giovanni, Giacomo compone un
formidabile trio: insieme sono protagonisti di sketch irresistibili e film
indimenticabili. Molte delle gag nascono dal paesino alle porte di Milano dove
Giacomo è cresciuto, Villa Cortese. Nessun semaforo, una manciata di case e
negozi, e un campanile che svetta come un faro nel mare verde dell’Alto
Milanese, già  però punteggiato di fabbriche e fabrichètte che ne stanno
cambiando irrimediabilmente la fisionomia. E, soprattutto, volti e voci di
un’umanità  anch’essa in trasformazione, ma ancora sospesa prima della
«rivoluzione ». Sono gli anni Sessanta e Settanta, e il paese, con i suoi ritmi
lenti, i suoi riti, i suoi «personaggi », riesce ancora per un momento, forse
per l’ultima volta, a dare significato e calore alla vita dei suoi abitanti. Villa
Cortese, in questo senso, incarna tutti i paesi di un Nord Italia che si avvia
al boom economico senza sapere che poi niente sarà  più come prima, del tutto ignaro
dei costi della travolgente corsa al benessere.
Custode
fedele di questi ricordi, Giacomo Poretti ce li porge con la delicatezza di chi
sa di maneggiare qualcosa di fragile e unico, con il candore di uno sguardo infantile
acuto ma privo di malizia. Il suo umorismo non è mai crudele, e non c’è ombra
di sarcasmo — semmai affetto e compassione — per un piccolo mondo al tramonto. All’interno
di questa storia corale, che si dipana tra colonie estive, scuole, oratori,
bar, officine, campi e garage, si susseguono le stagioni della vicenda di un uomo
che, lungo il proprio percorso, avvertirà  tutta l’angustia e i limiti del
paese, l’insidia nascosta nel suo abbraccio protettivo. Così approderà  a
Milano, la «città  verticale » indifferente se non ostile, quasi il rovescio dell’inclusiva
dimensione «orizzontale » di Villa Cortese. Eppure sarà  qui, all’ombra della
Madunina — la copia adulta di quella statuina del presepe che accende nei
bambini le prime imbarazzanti domande —, che Giacomo troverà  l’amore, creerà Â
una famiglia, diventerà  padre e raggiungerà  il successo. Ma non per questo si
placheranno in lui quell’inquietudine e quello «spavento » che, fin dall’inizio,
sono il motore del racconto: attraverso la memoria di quell’umanità  «superata »,
continua la sua ricerca del senso delle cose e della vita. Magari anche a costo
di intervistare un atomo di carbonio, e nemmeno di buon carattere.